Gli uomini delfino: un intrigo sudamericano by Torsten Krol

Gli uomini delfino: un intrigo sudamericano by Torsten Krol

autore:Torsten Krol
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Narrativa
ISBN: 978-88-7638-114-0
editore: Isbn
pubblicato: 2009-05-14T16:00:00+00:00


Sette

I due giorni che Wentzler aveva fatto guadagnare alla mamma per la sua presunta guarigione andarono sprecati, almeno per ciò che riguardava la sua malattia. Passò molto tempo in ginocchio a pregare, mentre Zeppi la guardava dall’amaca finché non lo sopportava più e correva via a giocare con la scimmietta o a nuotare nel fiume. La vista della mamma con gli occhi rivolti alle mani intrecciate mi dava il voltastomaco. Provai a parlarci diverse volte, ma continuò a dirmi di non preoccuparmi perché Heinrich e Dio avevano la situazione in pugno.

Wentzler mi disse che Tagerri suggeriva che lo accompagnassi nella giungla a scegliere l’albero per la seconda canoa, ma io dissi no, e Wentzler fu d’accordo, era più prudente così. Se Tagerri fosse mai tornato da solo al villaggio, la mia Croce di Ferro al collo, raccontando la triste storia di come un giaguaro o un anaconda mi aveva trascinato via, chi non gli avrebbe creduto degli Yayomi? Quando gli fu detto che non l’avrei accompagnato, Tagerri parve amareggiato e se ne andò in mezzo agli alberi con uno dei machete che undici anni prima Wentzler aveva donato alla tribù.

Avevo un’ulteriore ragione per non andare, naturalmente, ossia stare un po’ con Awomay mentre il suo promesso era lontano. Wentzler non era stupido. Mi disse che anche lui era stato ragazzo e sapeva dove andavano a parare i miei pensieri, e mi mise in guardia dal fare una sciocchezza, anche se la ragazza in gioco era bella come Awomay. «Tagerri ha cinque o sei parenti che vi tengono d’occhio ogni momento, puoi starne certo. Alla minima infrazione delle regole del fidanzamento ti sfiderà a duello. E non avresti la minima possibilità di vincere. Stalle lontano.»

Dissi che non avrei fatto niente, e ne ero convinto, ma poi fu quasi impossibile scacciare la sensazione di avere il diritto di stare con lei se lei voleva. Alla fine comunque tornai a caccia con suo fratello. Poco prima che Kwaytcha venisse da me con la cerbottana e le frecce e mi invitasse a seguirlo – un minimo cenno del capo mi bastò per capire – l’avevo visto parlare con suo padre, Noroni, e avevo avuto l’impressione che Noroni gli avesse detto espressamente di portarmi lontano dallo shabono mentre Tagerri era nella giungla perché non mi venisse la tentazione di comportarmi male con Awomay. Non era che un vecchio in ansia che la figlia non concludesse un buon matrimonio. Per buono si intende dal punto di vista di Noroni e Tagerri. Le donne Yayomi avevano poca o nessuna voce in capitolo su certe cose, a quanto diceva Wentzler, ma immagino che per le donne vada così in tutto il mondo.

Seguii perciò Kwaytcha e ritornammo a pomeriggio inoltrato con due grossi uccelli di fiume e una scimmia. Tutte prede di Kwaytcha, che però mi aveva anche aiutato a perfezionare la mira con la cerbottana, ed ero decisamente migliorato. Chiacchierò in tutta libertà anche se non capivo una parola, e credo mi disse che in tempi brevi anch’io sarei riuscito a catturare qualcosa di commestibile.



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